Blogger per sempre

Avrei tutte le carte in regola per diventare giornalista pubblicista. Ma siccome ho fatto della coerenza una ragione di vita, preferisco rimanere un semplice blogger. I motivi che mi hanno spinto a questa decisione sono – sostanzialmente – tre.

1) Mi rifiuto di iscrivermi ad un ordine professionale voluto dal fascismo. Una casta autoreferenziale ormai totalmente succube dei poteri forti di questo sconclusionato Paese. Se l’Italia è ridotta a brandelli, la colpa è anche di chi – scientificamente e consapevolmente – ha contraffatto la Verità.

2) I giornalisti liberi ed indipendenti si contano sulle dita di una mano. Mentre i giornalisti servili o in malafede sono un vero e proprio esercito.

3) Ormai i giornalisti non sono più al servizio dei lettori. Quei pochi che ancora si ostinano a seguire l’esempio di Enzo Biagi e Indro Montanelli, non fanno carriera. Anzi, sono percepiti come una minaccia e un fastidio per la nostra finta democrazia. Il motto è: meno notizie dai e più spazio avrai. Il verbo disinformare è al primo posto nella scala dei valori. Seguono a breve distanza manipolare ed occultare.

No, non potrei mai scrivere sotto dettatura: provo troppo piacere ad essere libero. Mi fermo solo davanti al codice penale e al cattivo gusto. E, per quanto mi riguarda, nessuno potrà mai decidere chi debba o non debba scrivere. La credibilità non piove dal cielo e non deriva dall’iscrizione ad un albo professionale. La credibilità bisogna guadagnarsela sul campo. E l’unico vero giudice di quello che uno scrive (e come lo scrive) è il lettore.