La sindrome di Stoccolma

Ormai non ci sono più dubbi: l’italiano medio è in pieno delirio da Sindrome di Stoccolma. Altrimenti avrebbe già smesso da un pezzo di votare per i partiti che hanno devastato questo Paese e, di conseguenza, la sua vita. Invece il rapporto tra carnefici e vittime prosegue senza sosta, con i primi pienamente consapevoli dello stato psicologico dei secondi, da tempo prigionieri di un perfido sortilegio. Il terribile incantesimo ha completamente annebbiato i cervelli delle vittime, ormai facile preda di politici pregiudicati e finti rottamatori pompati mediaticamente.

Il concetto di Sindrome di Stoccolma può essere esteso anche al football, con il tifoso medio di una nobile squadra di calcio sfrontatamente schierato con le persone che, nell’ormai lontano 2006, hanno squarciato i muri di una storia ultracentenaria.

Innamorarsi dei propri aguzzini è da masochisti, il primo passo verso l’autodistruzione. Anna Freud, figlia di Sigmund, ha definito questa patologia “identificazione con l’aggressore”. Purtroppo, per spiegare le logiche irrazionali di questo Paese, siamo stati costretti a scomodare una psicoanalista.