L’orso russo e l’Orsini italiano…

orsiniFermo restando che uno dei miei punti di riferimento rimane Francois Marie Arouet, più conosciuto come Voltaire (Ricordate? Non condivido la tua opinione ma mi batterò fino alla morte affinchè tu possa esprimerla),diffido sempre di chi parla di censura anche se staziona negli studi televisivi un giorno si e l’altro pure.

L’Italia è piena di finti emarginati, gente che strepita contro il Sistema, pur essendo ben inserito nello stesso. L’ultimo esempio, in ordine di tempo, di questa tendenza tutta nostrana è Alessandro Orsini, professore associato di Scienze politiche alla Luiss, università, bene ricordarlo, che vede presidente Emma Marcegaglia, una delle donne più influenti del Paese.

Anche se non condivido per nulla il racconto mediatico a senso unico sulla guerra, trovo che personaggi come Orsini, diventato ormai una caricatura da talk show, siano funzionali al potere. Più o meno come Scanzi, Travaglio, Lucarelli, esponenti di un’opposizione che giova solo al loro ego, per non parlare del conto in banca.

Pur di andare contro al racconto del pensiero unico (che poi tanto unico non è), Orsini si è avventurato in territori demenziali “Meglio i bambini che vivono in una dittatura che sotto le bombe”, più altre sciocchezze di repertorio, con il bel risultato di squalificare le ragioni di tutti coloro che dissentono dalla narrazione ufficiale sul conflitto in corso.

Alla fine, se vogliamo dirla tutta, Orsini non è altro che il rovescio della medaglia dei vari Caprarica che infestano il dibattito: due visioni faziose, settarie, facinorose. Voci che confondono il quadro generale e ostacolano la ricerca della verità.

A un bambino, caro Orsini, bisogna insegnare il gusto della libertà e il senso della ribellione a ogni abuso di potere.

Che ha la sua massima espressione nella dittatura.

Ma forse lei, che non ha mai preso posizione sull’obbligo vaccinale e il Green Pass, ha una strana concezione della libertà.

Non sono Stato io…

StatoDi una cosa vado particolarmente orgoglioso: non essermi mai fidato dello Stato italiano.
Un Paese forte con i deboli e debolissimo con i forti.
Uno Stato arrogante, invadente, disorganizzato, dove ingiustizia e falsità trionfano ogni giorno.
Un Paese che chiede troppo ai suoi cittadini, dandogli in cambio solo burocrazia e retorica.
Con questi presupposti, come avrei potuto credere a uno Stato che prima smantella la sanità e poi ti rincorre con una siringa in nome della sicurezza collettiva?
Come posso credere a uno Stato che cede ad altri Paesi i suoi bisogni energetici, salvo meravigliarsi quando i costi diventano insostenibili per i suoi abitanti?
Come posso fidarmi di uno Stato che ti invita a votare, salvo disattendere e addirittura capovolgere la volontà popolare?
Potrei andare avanti con altri esempi, ma preferisco sintetizzare tutto con una domanda.
Eccola.
Ho fatto bene io a non fidarmi, oppure sono stati più saggi di me quelli che si sono fidati?
Ai postini l’ardua sentenza.