
“Controllare la respirazione” è un libro che tratta, senza retorica, i grandi temi della vita.
Sono venticinque storie brevi e altrettante poesie/canzoni.
Sarà disponibile dal 20 Febbraio.
“Controllare la respirazione” è un libro che tratta, senza retorica, i grandi temi della vita.
Sono venticinque storie brevi e altrettante poesie/canzoni.
Sarà disponibile dal 20 Febbraio.
Tutti a scandalizzarsi per il discorso di Trump, come se il potere fosse diventato all’improvviso cinico e cattivo. Vi dò una notizia: da quando esiste il mondo a comandare sono sempre stati i ricchi, il cui obiettivo è diventare ancora più ricchi a discapito dei poveri. Non c’è mai stato un potere buono e gentile e mai ci sarà. Quindi state pure tranquilli: Trump e Musk non peggioreranno la nostra vita, che rimarrà in bilico sul filo della pura sopravvivenza. Mettiamola così: almeno Trump ci risparmierà l’ipocrisia della sinistra, dicendo chiaramente quali sono i suoi obiettivi. Il resto è solo propaganda, da qualunque schieramento provenga.
Auguri e buoni propositi per il 2025?
Visto come sono andate le cose negli ultimi anni, meglio i non auguri.
Cerchiamo di salvaguardare la nostra anima, proteggendola dal desolante andamento della società.
Cerchiamo di sventolare il senso della giustizia come una bandiera, senza mai indietreggiare di fronte agli abusi del potere.
Cerchiamo di avere sempre un occhio di riguardo verso chi sta peggio di noi, perché “sentire il dolore altrui” come diceva Tolstoj, è l’ unico modo per rimanere umani.
Se seguiremo questa strada forse sentiremo ancora il tamburo della speranza.
Non auguri a tutti voi.
Nel 2024 c’è ancora gente che si fa incantare dal mito dell’ideologia politica.
Queste persone non hanno ancora capito che il mondo non è più diviso in due blocchi contrapposti.
La guerra fredda è finita nel 1989, con il crollo del Muro. Da quel momento destra e sinistra sono diventate due parole vuote.
Due contenitori senza contenuto, che si nutrono di propaganda e retorica, senza mai occuparsi dei problemi reali delle persone.
Che sono, principalmente: povertà dilagante, causata dall’insostenibile costo della vita, con stipendi fermi agli anni 90, immigrazione selvaggia e incontrollata che porta solo criminalità e insicurezza, sanità pubblica allo sbando, con liste d’ attesa da terzo mondo e la sempre più farlocca narrazione green, che produce solo licenziamenti e ulteriori disagi in una popolazione già provata da decenni di politiche inique.
In questi giorni sto lavorando alacremente al mio 25° libro. Se tutto procede secondo i piani, dovrebbe essere disponibile ai primi di Marzo. Sarà un volume sorprendente, sia nella formula, sia nei contenuti. Lo sto curando ancora più del solito, perché potrebbe essere l’ultimo. Il condizionale è d’obbligo, visto che la vita mi ha insegnato al classico “mai dire mai”.
Ho sempre vissuto il calcio come passione, una passione viscerale che da diverso tempo ha lasciato il posto all’abitudine.
Si, oggi seguo il football solo per abitudine.
E mi tengo alla larga dal calcio parlato, terreno per giornalisti e opinionisti inaffidabili come Giuliano Ferrara davanti a un buffet.
Si, oggi seguo il football solo per abitudine.
Perché non mi riconosco in un prodotto, oggi preferisco chiamarlo così, un prodotto siliconato, monotono, soporifero.
Le partite sono pallose e annoiano anche i grandi campioni del passato, che, per principio, rifiutano di guardarle.
Michel Platini ha addirittura lanciato l’idea di togliere un calciatore e far giocare le squadre dieci contro dieci.
Ovviamente si tratta di una provocazione, ma il senso delle parole di Platini è molto chiaro: usciamo da questo vicolo cieco.
Ridiamo nuova linfa al gioco.
Perché ormai, salvo rare eccezioni, le partite sono tutte uguali.
Lagnose come un monologo di Saviano.
Non ci sono spazi, hanno eliminato dal gioco il dribbling, severamente proibito dagli allenatori, per scoraggiare chi osa provarlo, hanno messo una dura punizione: trascorrere una giornata con Adani.
Hanno relegato il cross a un ruolo di comprimario: si arriva sul fondo e si ritorna indietro, fino al portiere.
La manovra comincia sempre dal basso, anche con difensori che al posto dei piedi hanno il marmo di Carrara.
Ci si passa la palla per un quarto d’ora, con una serie di tocchi orizzontali che fanno sembrare piacevole persino una riunione di condominio.
Mancando la tecnica, ci si attacca al pressing: chi ha la palla viene seguito anche in bagno e mollato solo quando sta per tirare lo sciacquone.
E poi c’è il Var, che rende tutto più ridicolo.
Ormai, per avere la certezza che il goal sia regolare, i calciatori devono attendere l’assemblea generale dell’Onu, sperando che nessuno metta il veto.
Non parliamo poi del vil denaro: circolano troppi soldi e vengono elargiti a pieni mani a gente capace di sbagliare anche passaggi di due metri.
Se pensiamo a quanto hanno guadagnato i fuoriclasse del passato e quanto incassano i mestieranti di oggi, il dispiacere aumenta.
Non è vero che si gioca troppo, ma è vero che si vede troppo calcio in tv.
E, data la mediocrità dello spettacolo, questo crea disaffezione.
Specie nei giovani.
Concludo con tre piccoli suggerimenti da vecchio appassionato.
1. Spostare di 20 metri più in là la linea del fuorigioco. In questo modo le squadre saranno costrette ad allungarsi e, come conseguenza, il pressing diventerà meno asfissiante, migliorando lo spettacolo.
2. Mettere finalmente un tetto agli ingaggi, prima che il prodotto rischi l’implosione.
3. Ridurre il potere dei procuratori, oggi come oggi i veri padroni del Sistema.
4. Abolire le conferenze stampa e le interviste di presidenti, allenatori e calciatori: annoiano quasi come le partite.
5. Mettere ai lavori socialmente utili i telecronisti, la cui enfasi è in palese contraddizione con la qualità dello spettacolo.
E allora Martellini e Pizzul, quando commentavano i veri fuoriclasse, quanto avrebbero dovuto urlare?
“Cosa c’è ‘dopo’, cento domande sull’Aldilà alla straordinaria medium Sonia Benassi, è il mio 24° libro.
Un volume insolito, basato su una lunga intervista riguardo a un tema che mi ha sempre incuriosito.
Probabilmente, visto che mi sto avvicinando al mio 66° genetliaco, avverto ancora di più il fascino di questo argomento.
In questo libro chi è interessato alla questione troverà quasi tutte le risposte alle sue domande, viceversa, chi non crede nella medianità, con il giusto approccio, avrà modo di riflettere su questa delicata tematica.
Per informazioni e prenotazioni scrivetemi via mail.
Dipendesse da me manderei al fronte solo quelli che dichiarano la guerra standosene comodamente seduti in poltrona.
Metterei su un carro armato tutti i criminali legalizzati: da Macron a Scholz, da Biden a Netanyahu, fino alla Von der Leyen.
Perché se è vero che Putin è un dittatore è anche vero che Europa e America non hanno alcuna autorità morale per dare lezioni a chicchessia.
Manderei in trincea anche tutti i doppiogiochisti, quelli che “massimo sostegno all’Ucraina ma no all’invio di armi”.
Come se il sostegno all’Ucraina non significasse un proseguimento del conflitto, che invece poteva essere fermato usando le pistole a salve della democrazia.
Siamo a un passo dalla terza guerra mondiale e, anche se riuscissimo ad evitarla, saremo comunque vittime di un Sistema che, se non ti uccide con le pallottole, ti fa morire togliendoti tutto quello che hai.
Ogni riferimento alle case cosiddette green e alle auto elettriche è puramente voluto. In nome di un finto ecologismo desiderano portarci via tutti i nostri risparmi.
Perché, quando avremo speso quel poco che abbiamo per rivestire col cappotto termico le nostre case non ci rimarrà più niente.
Perché, quando avremo acquistato un’auto elettrica pur di non andare a piedi, ci rimarranno solo spiccioli.
Si fa per dire, perché io rifiuterò sia il cappotto termico che l’auto elettrica.
Circa un mese fa ho inaugurato il mio podcast su Spotify. Ogni giorno, per cinque giorni
alla settimana, affronto temi e argomenti diversi, senza indulgere nella retorica e nel conformismo e aggiungendo un tocco di ironia.
E’ un luogo hygge, stile di vita danese che denota la tendenza a cercare posti dove sentirsi al sicuro.
Come a casa propria.
E’ proprio questo lo spirito del mio podcast, assolutamente gratuito e facilmente fruibile.
Basta registrarsi a Spotify (la registrazione è gratuita), scaricando l’app sullo smartphone oppure sul computer.
Una volta completata l’operazione digitate il mio nome nella ricerca.
L’accesso è possibile anche dalla Smart Tv.