Goodbye, Pietruzzu

pietruzzuPietro Anastasi è stato l’idolo calcistico della mia infanzia. I suoi goal, mai banali, mi sono rimasti dentro. Come il sorriso gentile di quel ragazzo atterrato a Torino per far sentire orgoglioso delle proprie origini ogni meridionale emigrato al nord.
Ti ho voluto bene, Pietruzzu.
E te ne vorrò sempre.

Non è possibile, eppure…

palloneE’ possibile avere indietro il calcio delle maglie numerate dall’uno all’undici, delle partite in contemporanea, dei calciatori bandiera? E’ possibile avere indietro la vecchia Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la vecchia Coppa Uefa? E’ possibile avere indietro il calcio delle telecronache sobrie e composte, delle esultanze normali, dei giornalisti competenti? E possibile avere indietro il calcio non drogato da super valutazioni e ingaggi ultra miliardari? Un football senza procuratori, senza affaristi e plusvalenze. Un calcio dove si parla e scrive di mercato solo un mese all’anno. Un calcio sostenibile e dal volto umano.
Voce dal fondo: “No, mi spiace, non è possibile. Nessuno può fermare quello che non è più uno sport, ma uno spettacolo. E come tutti gli spettacoli assoggettato alle leggi del business”.
Non è possibile, eppure continuiamo a seguirlo. Per abitudine, noia e mancanza di valide alternative.
Non è possibile, eppure continuiamo a seguirlo. Rimpiangendo il passato e accettando con rassegnazione il presente.