Quelli che…

Parafrasando gli indimenticabili Enzo Jannacci e Beppe Viola, ecco il mio piccolo campionario di quelli che.

Quelli che scrivono il cartello “Asino chi legge” ignorando di essere stati i primi a leggerlo.

Quelli che, quando scatta il verde, ti suonano perchè dopo ben 2 nanosecondi non sei ancora partito.

Quelli che ti parlano per un’ora dei loro problemi e, quando tu cerchi di spostare il discorso su altri argomenti, ti congedano con un brusco “scusami, ma adesso devo proprio scappare”.

Quelli che ti guardano con stupore misto a compatimento solo perchè stai dando da mangiare a dei gatti di strada.

Quelli che preferiscono frequentare i gatti piuttosto che persone munite di un solo neurone.

Il grande vecchio

Il potere ha molte facce. Facce irritanti, fastidiose, nauseabonde. Facce che raccontano meglio di un Saggio di Enzo Biagi le vicende di un Paese dominato da una gerontocrazia famelica e corrotta. Il potere ha il volto invisibile del “Grande Vecchio”, l’uomo che lavora nell’ombra. E’ proprio lui – impermeabile bianco d’ordinanza, bavero rialzato – ad imbastire complotti e trame oscure. Facile immaginare un “Grande Vecchio” dietro tanti accadimenti italiani. Eventi che hanno cambiato la storia politica di una nazione ad un passo dal fallimento economico, ma già da tempo alle prese con un “default” di ordine morale. Neppure il calcio, arma di distrazione di massa, la cosa più seria tra tutte quelle frivole, poteva sfuggire alle attenzioni del “Grande Vecchio”, il ventriloquo capo che scrive i testi ai pupazzi. E’ lui a decidere il momento, il timbro della voce, il colore della cravatta. E i pupazzi, notoriamente privi di personalità e spina dorsale, si limitano ad eseguire gli ordini.