In questi giorni festeggio cinque anni di inimicizia con Babbeo Renzie. Cominciai a detestarlo alla vigilia delle primarie 2013 del PD, quando si capiva che la sua arroganza avrebbe prevalso sulla morbida arrendevolezza di Cuperlo e sulla gentilezza retrò di Civati. Non sopportavo quel suo fingersi nuovo per portare avanti idee vecchie, i suoi discorsi pieni di slogan e, soprattutto, quell’atteggiamento da Marchese del Grillo “Io sono io e voi non siete un cazzo”. Quando poi, il 17 Gennaio del 2014, lanciò su Twitter l’hashtag “Enricostaisereno”, pensai subito che l’ex boy scout stesse tramando nell’ombra. Infatti, giusto un mese dopo, grazie all’aiuto di Napolitano, riuscì a raggiungere il suo obiettivo: soffiare il posto al suo compagno di partito Enrico Letta. Il primo a sputtanarlo pubblicamente, sia pure in streaming, fu Beppe Grillo, sempre abile a capire in anticipo la portata di uomini e avvenimenti. Oggi, a cinque anni di distanza, ormai ai minimi storici quanto a credibilità, il ducetto di Rignano è tenuto in vita artificialmente dalla sua sempre meno nutrita pattuglia di leccaculo. Come dimostra l’ultima Leopolda, meno frequentata del circolo bocciofilo di Abbiategrasso. Eppure, nonostante tutte le batoste elettorali, Babbeo non perde il vizio di fare lo smargiasso in tv. Grazie alla preziosa complicità di Fazio e Floris. Due che stanno al giornalismo come Pippo Franco alla comicità.
Fenomeni del giornalismo…
Circa un anno fa, in uno dei suoi pensosi editoriali, Mario Sconcerti scrisse, più o meno testualmente, “Cristiano Ronaldo nella Juve farebbe la riserva”. Alla vigilia di Juve-Real Madrid, dall’alto della sua lucidità, non pago della precedente performance, dichiarò ” Ci sono tante ragioni per cui il Real ha avuto un sorteggio sfortunato pescando i bianconeri. Non capisco perché dobbiamo sostenere che è una partita proibitiva per la Juve”. In un Paese normale, questo fenomeno del giornalismo sarebbe già stato squalificato da ogni dibattito sul calcio. Invece, dato che l’Italia non è un Paese normale, il suddetto è considerato uno dei migliori opinionisti sportivi in circolazione.
Casi umani…
Uomini e donne sull’orlo di una crisi di nervi. Sono gli elettori di PD e Forza italia, figli dello stesso eterno inciucio. Dal 5 Marzo li vedi rosicare su Facebook, ancora sotto choc per la supremazia elettorale del Movimento. Il loro odio nei confronti dei 5 Stelle è ormai pari a quello di Adinolfi verso la bilancia. Vagano per il web con aria mesta e afflitta, come Giuliano Ferrara quando gli presentano i dati di vendita del “Foglio”. Sono allo sbando come la Lorenzin, che confonde Enzo Ferrari con Gino Paoli: come se io scambiassi Nelson Mandela per Gennaro Migliore. Sono ormai dei casi umani: come Sgarbi e Brunetta.
Vi presento il mio nuovo libro…
“La melodia dell’universo” è il mio ventesimo libro, il quarto completamente autoprodotto. E’ la storia di una grande amicizia, nata sui banchi di scuola, che ha come sfondo le periferie e la grande musica degli anni settanta. Red è un bambino introverso e solitario. Frank, al contrario, è spigliato e fin troppo socievole. I due, nonostante le differenze caratteriali, diventeranno inseparabili. A unirli sarà la leggendaria colonna sonora di quel periodo magico: la melodia dell’universo. La melodia dell’universo è l’amicizia che diventa musica. E viceversa. I capitoli del libro sono 33, come il numero dei giri degli LP. Ogni sezione porta il titolo di una canzone e l’anno di riferimento del brano. E poi ci sono le schede dei 33 cantanti e gruppi, arricchite dalle personali top five di Red e Frank. Che, in pratica, indicano la bellezza di 165 canzoni a testa, facendo riemergere dal passato La melodia dell’universo.
Ps: il libro, 190 pagine, è acquistabile solo dal sottoscritto, al prezzo di 15 euro + spese di spedizione.
Se volete prenotarlo (esce il 15 Febbraio), mandate una mail a renato@renatolamonica.com
Il disegno di copertina è stato realizzato da Emanuele Leone, grandissimo artista.
Il Bene e il Male
Tanti anni fa ci hanno fatto credere che i “Visi pallidi” fossero il Bene e gli indiani il Male.
Ma eravamo piccoli e abbiamo abboccato.
Oggi ci dicono che il Bene ha le sembianze di Berlusconi e il Male il volto dei 5 Stelle.
Ma oggi siamo adulti e vaccinati.
E quindi non abbocchiamo.
Anzi, li mandiamo direttamente a fanculo.
Viva gli indiani e viva i 5 Stelle.
In un Paese normale…
E’ brutto constatare che, alle porte del 2018, c’è ancora gente che si scandalizza per un stocazzo e un vaffa, salvo chiudere gli occhi di fronte a 40 anni di mal governo, mazzette, scandali. Di fronte alle nefandezze di chi ha cancellato lo Stato Sociale, i nostri diritti, ridotto in povertà 11 milioni di italiani, scendendo pure a patti con la criminalità organizzata.
Costoro, invece di prendersela con Renzie, Berlusconi, Monti, Napolitano, Gentiloni e tutti i cialtroni che hanno affossato questo Paese, ce l’hanno a morte con i 5 Stelle, non avendo ancora compreso che, in un Paese normale, non dico perfetto ma normale, i 5 Stelle non sarebbero mai nati.
Il mio consiglio è: fatevi visitare da uno bravo. Perché ne avete bisogno.
La non notizia del giorno.
La notizia del giorno, per alcuni, è: Italia fuori dai Mondiali. Ma che notizia è? Masticando un po’ di calcio, mi sarei meravigliato del contrario. Forse qualcuno non ha ancora capito che il calcio italiano è morto nel 2006, dopo il grande inganno di Calciopoli. L’ultimo acuto è stato il titolo iridato ottenuto appunto undici anni fa. Poi il nulla assoluto. Il nostro football è ormai scaduto a livelli da calcio amatoriale. Basta guardare qualche partita di campionato per rendersene conto. La colpa non è – come molti sostengono – del numero spropositato di stranieri presenti nelle squadre di Serie A. Ma della diffusa mediocrità dei calciatori italiani. Molti di loro fanno i fenomeni solo nei cortili di casa nostra, per poi sparire quando varcano i confini nazionali. Vedi il caso di Immobile, non pervenuto con Borussia Dortmund e Siviglia e oggi “miglior” attaccante in dotazione a Ventura. Quest’ultimo è ovviamente diventato il capro espiatorio del fallimento, secondo la tipica usanza italica di prendersela con il più debole. In verità, di fronte alla pochezza di certi interpreti, neppure Guardiola avrebbe saputo fare meglio. E il futuro sembra ancora meno roseo del presente. Soluzioni? Azzerare tutto. Ripartire da un tecnico straniero. Uno che sia svincolato dalle logiche spregevoli del nostro calcio. E mettere un ex calciatore, tipo Zoff e Rivera, al posto dell’impresentabile Tavecchio.
Urlatori
Il nuovo canto degli Acqua Fragile…
Ascoltare gli Acqua Fragile è come immergersi nella vasca idromassaggio della serenità. La loro musica, preziosa come una moneta antica e carica di pathos, impiega pochi minuti per trovare un varco nelle zone più intime del cuore. Le otto tracce di “New Chant”, pur proiettate nel futuro, devono necessariamente fare i conti con un passato glorioso. E quindi ingombrante. Un passato che riaffiora dopo ben 44 anni, con una produzione dal respiro internazionale in grado di riannodare i fili di un discorso da sempre orientato verso il punto cardinale della coerenza.
Con questo lavoro gli Acqua Fragile lucidano le ali del progressive, contaminando la scena con pennellate psichedeliche d’autore. Il mantra del disco è racchiuso nella frase di Jamie Muir, ex percussionista dei King Crimson: “Non pensare a quello che la musica può fare per te. Pensa a quello che tu puoi fare per la musica”. La citazione è contenuta nel brano “Tu per lei”, unico pezzo in italiano del cd.
Gli episodi più riusciti nel disco, a mio avviso, sono la title track, una melodia struggente, introdotta e accompagnata da un arpeggio celestiale, “My forte”, un sapiente incastro di suoni e colori, “The Drowning”, una morbida cavalcata nelle immense praterie degli anni settanta, e “How Come”, caratterizzata dal vibrante dialogo voce-chitarra acustica. Ma tutte le canzoni del disco – peraltro definirle canzoni è riduttivo – hanno un loro perché.
In definitiva, Bernardo Lanzetti, Franz Dondi e Piero Canavera tornano alla ribalta con un disco che intriga e commuove. E, dopo averlo ascoltato un paio di volte, viene voglia di spargere nell’aria coriandoli di gioia.
Il vero giornalista
La qualità della scrittura è importante, ma per valutare il lavoro di un giornalista serve ben altro. Ecco i 5 parametri fondamentali per riconoscere un vero giornalista.
1) Il vero giornalista non antepone la propria carriera alla ricerca della verità.
2) Il vero giornalista racconta la realtà nuda e cruda, dando la giusta rilevanza alle notizie.
3) Il vero giornalista non frequenta i salotti del potere.
4) Il vero giornalista ha un grande senso della giustizia e una coerenza a prova di bomba.
5) Il vero giornalista non può che essere seduto sui banchi dell’opposizione, a tutela delle fasce più deboli. A meno che il Governo non faccia cose oggettivamente condivisibili (negli ultimi 40 anni non è mai accaduto).