Un sistema ormai intollerabile

In Italia, sia che governi il centrodestra, sia che governi il centrosinistra, la tendenza non cambia: i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sono sempre più ricchi. Negli ultimi dieci anni gli utili delle grandi aziende sono aumentati del 90%, mentre gli stipendi sono saliti solo del 5%. Nel frattempo è arrivato l’euro, che ha fatto lievitare i prezzi del 100%. Nel  Paese dei furbi “qualcuno” ha speculato sul cambio con la lira. Risultato? Un euro, che dovrebbe corrispondere a circa 2000 lire, vale esattamente la metà. I politici, a parole, sono tutti a favore dei diseredati, dei più deboli, degli oppressi, delle minoranze. Con le azioni sono invece materialmente a fianco di chi calpesta la vita e la dignità umana in nome delle leggi del profitto. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: questo è un regime politico-economico-mediatico. I giornali, che dovrebbero denunciare il marcio che ci circonda, sono in mano alle lobbies, alle banche, ai grandi gruppi industriali. L’informazione televisiva è invece tenuta sotto schiaffo dall’invadenza della politica. Che sceglie personalmente gli uomini da mettere nelle stanze dei bottoni. Che premia solo quelli fedeli alla causa, impedendo invece l’accesso a chi non è manovrabile e controllabile. I caduti sul lavoro, quelli di ieri, di oggi e di domani, sono figli di un sistema corrotto, drogato e fatiscente. Un sistema ormai intollerabile. Gli interessi di pochi pesano come un macigno sui diritti di tutti gli altri. Abbiamo sempre considerato un valore la povertà. Forse perchè abbiamo conosciuto persone ricchissime ma miserabili. Oppure gente che ha scelto di vendere la propria indipendenza al miglior offerente. Forse perchè abbiamo conosciuto persone squattrinate ma dignitose fino all’autolesionismo. Tenacemente attaccate ad ideali ormai passati di moda. Abbiamo sempre considerato un valore la povertà. A patto che garantisca una sopravvivenza decorosa. A patto che sia una scelta autonoma e non una costrizione. Come succede in Italia. Eppure nella Costituzione c’è scritto che questo Paese è una Repubblica fondata sul lavoro. Forse sarebbe il caso di aggiungere tre aggettivi: precario, insicuro, letale. La prossima volta che vedete un industriale su uno yacht, chiedetegli quanti morti è costata la sua barca.

Scritto nel 2008 per Magazine Bianconero

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