Mai dire Sky

“Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore”. La frase di Bertold Brecht sembra tagliata su misura per Sky, un tempo unico squarcio di luce nel desolante panorama televisivo italiano. Un tempo. Perchè oggi il vento è cambiato. Senza Liga e Bundesliga e con meno partite di Premier in cartellone, il palinsesto calcistico si è drasticamente impoverito. Gestione miope, che mette al centro del piano editoriale una Serie A sempre più mediocre, con partite che assomigliano a moderni strumenti di tortura. La Champions (almeno quella) è rimasta, affiancata dall’impresentabile Europa League, competizione che fa rimpiangere la Coppa dei bar. Ma i problemi dell’emittente satellitare non si fermano al calcio. Ne segnaliamo almeno quattro. 1. La pubblicità è sempre più invasiva: quasi uno sberleffo per chi paga un abbonamento salato. 2. Molti programmi tendono a scimmiottare la tv generalista. 3. I films che girano sono sempre gli stessi. 4. L’informazione, per quanto massiccia, non ha sussulti, rimanendo confinata nell’alveo della superficialità. Speriamo in una svolta, altrimenti sarà disdetta.

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