A vent’anni

A vent’anni pensi di cambiare il mondo

a cinquanta ti accontenti di cambiare le cose che ti girano attorno.

A vent’anni pensi di essere un uomo veramente libero

a cinquanta ti accontenti di essere una persona abbastanza libera.

A vent’anni hai milioni di domande e pretenderesti milioni di risposte

a cinquanta hai sempre un milione di domande ma ormai hai capito che nessuno ti risponderà mai.

A vent’anni pensi di essere immortale

a cinquanta hai la percezione che tutto potrebbe finire all’improvviso.

A vent’anni il tempo ti sembra uno sciocco dettaglio

a cinquanta cominci a gustare ogni secondo come fosse l’ultimo.

A vent’anni la vita sembra avere poco senso

a cinquanta sembra averne ancora meno.

A vent’anni il futuro sembra un gigantesco punto interrogativo

a cinquanta spariscono sia il futuro sia il punto interrogativo.

A vent’anni vorresti cambiare il mondo ma, alla fine, puoi considerarti fortunato che il mondo non abbia cambiato te.

24 pensieri su “A vent’anni

  1. ho conosciuto Renato leggendo una sorta di “sonetto” dedicato alla JUVE… una vera e propria dichiarazione d’amore per la vecchia signora nelle cui parole ho riconosciuto il mio stesso trasporto, attrazione (fatale direi) e amore che sento sin dagli anni ’50 verso quei colori e quella società a livello emozionale… ecco con quell’enfasi ha toccato la mia juventinità emozionale e devo dire che in pochissimi ci riescono: insomma lui è un VERO juventino.

    e da vero juventino condivido il suo attuale atteggiamento verso la società, la JUVE che conosciamo noi non è ancora tornata, quella squadra che è stata stuprata e vilipesa sin dagli albori di quella dannata “moviola” utilizzata malignamente quanto artatamente da un certo “sassi” (lo scrivo appositamente in minuscolo) prima e seguito a ruota (o a giralaruota) dalla stragrande maggioranza dei media per denigrare e ingigantire gli “episodi” e inserire nel pubblico pensare il dubbio, i dubbi, la sudditanza… giorno dopo giorno, domenica dopo domenica e anno dopo anno spargendo il seme della calunnia che come nel famoso spartito Rossiniano alla fine è esploso come un rombo di cannone e
    ” il meschino calunniato,
    avvilito, calpestato,
    sotto il pubblico flagello
    per gran sorte ha crepar.”

    nb: Renato mi fa piacere che hai scelto come scrittore preferito il grande Ennio Flaiano che ho conosciuto solo di riflesso in quanto era un grande amico di mio fratello (andrea andermann)

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