Arrivederci, Madiba

Trovo che la gente, specialmente i giovani, faccia un uso indiscriminato dell’aggettivo mitico. Eppure viviamo tempi mediocri e moralmente – per usare una perifrasi – disdicevoli. Chi scrive può vantarsi di non aver mai sprecato l’appellativo, riservandolo solo a coloro che hanno lasciato un segno indelebile della loro presenza. Per farla breve, nel mio Pantheon virtuale ci sono Sandro Pertini, Martin Luther King, Ennio Flaiano e Josè Mujica, presidente dell’Uruguay. Ma, soprattutto, c’è lui, il più grande di tutti. Nelson Mandela. Un uomo che, al di là di ogni retorica, ha davvero combattuto per un mondo migliore. Una vita intera dedicata alla lotta contro l’apartheid. 27 anni di carcere duro in nome di un principio. Sempre con il basso profilo della saggezza. E con la pazienza di chi sa di avere ragione. Niente smanie di protagonismo, nessun attaccamento al potere e ai beni materiali. L’interesse collettivo come unico dogma. Perchè Mandela era un vero statista. L’esatto contrario dei piccoli uomini che hanno governato e governano il nostro malandato Paese. Madiba se n’è andato con la stessa dignità con cui ha combattuto l’apartheid. Trovo che la gente faccia un uso indiscriminato anche del sostantivo femminile libertà. Ma poche persone possono permettersi di pronunciare quella parola guardandosi allo specchio. Ecco, da oggi, nei dizionari, alla voce libertà, vorrei ci fosse scritto “sinonimo di Nelson Mandela”.