365 giorni di aria fritta…..

Italia, il Paese delle anomalie. Tre quotidiani sportivi, superfluo dirlo, è un primato mondiale. Almeno si distinguessero uno dall’altro. Invece no. La costruzione, l’impianto, l’assemblaggio sono identici. Così come sono equipollenti le ovvietà, il conformismo e la mediocrità delle firme. Niente giornalismo d’inchiesta, mancanza assoluta di articoli “aggressivi” e magari lungimiranti, scarsa competenza in materia di calcio internazionale e provincialismo diffuso. In compenso, grande opulenza di interviste stereotipate, della serie “ci aspettano dieci finali”, pletora di celebrazioni, titoli che sembrano concepiti da bambini dell’asilo. E poi, il piatto più succulento del menu: il calciomercato. 365 giorni di aria fritta, chiacchiere al vento, voci taroccate ad arte. Il motto della casa? Il tifoso ha bisogno di sognare. E quindi, giustamente, per farlo uscire da una realtà spesso crudele, ecco una lunga serie di scoop artificiali. Qualche anno fa, abbiamo fatto un esperimento: per tre mesi ci siamo premurati di conservare tutte le “bombe” di mercato dei quotidiani sportivi. Un lavoraccio, ma ne valeva la pena. A liste chiuse abbiamo messo insieme le notizie sparate in prima pagina dai nostri eroi e gli affari effettivamente conclusi. Et voilà, ecco smascherato il “raggiro”. Ottomila voci seppellite da un rutto gigantesco, una sola “bomba” andata a buon fine. Ma siamo al punto. Non bastavano tre quotidiani sportivi, ad aumentare il tasso di confusione e retorica ecco Sky Sport 24. Ovvero la magniloquenza non stop. Ventiquattro ore su ventiquattro di cazzeggio enfatico, di conferenze stampe povere di contenuti e senza domande veramente  incisive, di news inutili, di indiscrezioni che vengono quasi sempre spazzate via dai fatti. In pratica, una sorta di quotidiano sportivo via satellite. E sono quattro. Troppi per un calcio italiano clinicamente morto da anni. Defunto anche per mancanza di una vera e propria critica sportiva. Qualcuno ha detto che i giornalisti sono i guardiani della democrazia. Non in Italia. Dove coloro che dovrebbero controllare sono quasi sempre sul libro paga di chi muove i fili del potere.